L’imprenditore si trova ad affrontare una moltitudine di argomenti complessi: la determinazione del mercato, la creazione del prodotto o del servizio, il finanziamento, la strutturazione giuridica, ecc…

Nel contesto delle presentazioni organizzate da Rouen Normandie Création della Metropoli di Rouen, LBV Avocats ha avuto l’opportunità di esporre a un panel di imprenditori i principali ostacoli da evitare. Rassegna – veloce – dei riflessi da avere.

Il contratto di locazione commerciale

Il contratto di locazione commerciale è un accordo cruciale per le relazioni tra locatori e conduttori nel settore commerciale. È regolato da norme specifiche che mirano a proteggere gli interessi di entrambe le parti, assicurando al contempo una certa flessibilità.

Gli obblighi del conduttore sono definiti dall’articolo 1728 del Codice Civile, che prevede che il conduttore debba utilizzare la cosa locata con la diligenza di un buon padre di famiglia e pagare il canone nei termini concordati. Tale obbligo è integrato dall’articolo 1752 del Codice Civile, che impone al conduttore di dotare i locali locati di arredi sufficienti per garantire il pagamento del canone.

I contratti di locazione commerciale possono includere clausole di non concorrenza per proteggere il conduttore dalla concorrenza del locatore o di altri conduttori.

Per quanto riguarda l’IVA, le locazioni di locali vuoti sono in linea di principio esenti, salvo eccezioni previste dall’articolo 261, D, 2° del Codice Generale delle Imposte (CGI).

Le locazioni derogatorie alla normativa sulle locazioni commerciali sono regolate dall’articolo L. 145-5 del Codice di Commercio e sono soggette al principio di libertà delle convenzioni. La procedura di determinazione del canone durante il rinnovo di un contratto di locazione commerciale segue uno schema preciso che prevede scambi di memorie e una possibile perizia.

La risoluzione di un contratto di locazione commerciale può essere pronunciata in conformità alle disposizioni contrattuali. Se il contratto non prevede una causa di risoluzione, non è possibile procedere con la risoluzione.

Lo statuto

Lo statuto di una società è regolato da varie disposizioni legali e regolamentari. I tipi di disposizioni statutarie possono essere classificati in tre categorie: quelle prescritte dalla legge, quelle che derivano da una delega esplicita della legge agli statuti, e quelle che derivano da una delega facoltativa della legge agli statuti.

Gli articoli L. 227-6 e L. 227-8 del Codice di Commercio disciplinano rispettivamente le disposizioni statutarie relative alla rappresentanza della società e alla responsabilità degli amministratori. Gli articoli L. 227-13 e seguenti del Codice di Commercio permettono agli statuti di prevedere clausole di inalienabilità.

Le formalità di costituzione e registrazione degli statuti comprendono la firma degli statuti, la loro registrazione e pubblicazione, il deposito presso la cancelleria del tribunale di commercio, e la pubblicazione in un giornale di annunci legali.

Le modifiche statutarie richiedono generalmente l’accordo unanime dei soci, salvo disposizione contraria negli statuti o nelle leggi specifiche per ogni tipo di società. Gli articoli 1193 e 1836 del Codice Civile, così come l’articolo L. 223-30 del Codice di Commercio, disciplinano queste modifiche. La giurisprudenza ha stabilito che gli impegni dei soci non possano essere aumentati senza il loro consenso.

Le formalità di costituzione e registrazione degli statuti sono cruciali per la validità della società. L’eliminazione dell’obbligo di registrazione degli statuti presso l’agenzia delle entrate nel 2015 ha semplificato queste formalità, salvo in alcuni casi specifici. Il rispetto di queste formalità viene verificato dal cancelliere del tribunale di commercio competente.

Le modifiche statutarie devono essere approvate dai soci, e l’unanimità può essere superata dagli statuti o dalle leggi specifiche per ogni tipo di società. Tuttavia, gli impegni dei soci non possono essere aumentati senza il loro consenso, come stabilito dalla giurisprudenza.

La scelta del regime fiscale

In caso di creazione di una società, è possibile scegliere tra l’imposizione sulle società e l’imposizione sul reddito. Al momento della creazione di una società, la scelta tra imposta sul reddito (IR) e imposta sulle società (IS) presenta vantaggi e svantaggi distinti.

  1. Imposta sul reddito (IR):
    • Trasparenza fiscale: I profitti della società sono tassati direttamente a livello dei soci, in proporzione alla loro quota nella società. Questo può essere vantaggioso se i soci si trovano in scaglioni fiscali bassi.
    • Flessibilità: Le società di persone, come le società in nome collettivo (SNC) o le società civili professionali (SCP), possono optare per l’IR, consentendo una tassazione dei profitti a livello dei soci.
    • Assenza di doppia imposizione: A differenza dell’IS, non c’è doppia imposizione sui profitti distribuiti ai soci, poiché i profitti sono tassati direttamente nelle loro mani.
  2. Imposta sulle società (IS):
    • Tasso di imposizione fisso: L’IS è calcolata sui profitti della società con un tasso fisso, il che può essere vantaggioso se la società genera profitti elevati, poiché il tasso dell’IS potrebbe essere inferiore agli scaglioni superiori dell’IR.
    • Reinvestimento dei profitti: I profitti dopo le imposte possono essere reinvestiti nella società senza ulteriori imposte, il che può favorire la crescita dell’impresa.
    • Possibilità di opzione: Alcune società possono inizialmente optare per l’IR e successivamente passare all’IS, permettendo di beneficiare dei vantaggi di entrambi i regimi in diverse fasi dello sviluppo della società.

In conclusione, la scelta tra IR e IS dipende da diversi fattori, tra cui la struttura della società, le prospettive di profitto e gli obiettivi dei soci. Un’analisi approfondita delle implicazioni fiscali e degli obiettivi a lungo termine è essenziale per fare una scelta informata.

Diritto del lavoro

Il contratto di lavoro è soggetto alle norme del diritto comune e può essere redatto nelle modalità che le parti contraenti ritengono opportune. Il contratto a termine (CDD) deve essere obbligatoriamente scritto e contenere informazioni obbligatorie come la causa specifica dell’impiego, la data di scadenza, la natura del lavoro, la durata del periodo di prova e l’importo della retribuzione. In assenza di queste indicazioni, il contratto è considerato come un contratto a tempo indeterminato. Il contratto a termine è limitato a casi specifici. Viene spesso utilizzato per soddisfare un bisogno temporaneo di manodopera. È rigorosamente regolato per evitare abusi, in particolare per quanto riguarda la durata massima e le motivazioni di ricorso. Ad esempio, un CDD può essere rinnovato solo due volte e la sua durata totale non deve superare i 18 mesi, salvo eccezioni. Al contrario, il contratto a tempo indeterminato (CDI) è la forma normale e generale del rapporto di lavoro. Offre maggiore stabilità e sicurezza al lavoratore.

I contratti di alternanza, come i contratti di apprendistato e di professionalizzazione, permettono ai giovani di combinare la formazione teorica e l’esperienza pratica in azienda. Questi contratti sono vantaggiosi per i datori di lavoro grazie agli aiuti finanziari e alle esenzioni dalle contribuzioni sociali. Tuttavia, implicano anche obblighi specifici, come la designazione di un tutor e il rispetto degli orari di formazione. Il regime degli alternanti è regolato da indicatori che figurano nel bilancio sociale dell’impresa, come il numero di persone che ricoprono posti di lavoro con orari alternati o di notte. È necessario verificare, prima della firma, le disposizioni della contrattazione collettiva che si applicano agli alternanti (in particolare per quanto riguarda la retribuzione).

La riqualificazione interviene spesso in situazioni in cui un contratto di prestazione di servizi o un contratto di tirocinio mascherano, in realtà, un rapporto di lavoro subordinato. I criteri di subordinazione, fornitura di materiale e direzione del lavoro sono determinanti. La riqualificazione può comportare pesanti conseguenze finanziarie per il datore di lavoro, in particolare per quanto riguarda il recupero degli stipendi e dei contributi sociali. La riqualificazione di un contratto di prestazione di servizio in contratto di lavoro può avvenire quando le condizioni fattuali dimostrano un rapporto di lavoro subordinato, indipendentemente dalla volontà espressa dalle parti o dalla denominazione data alla loro convenzione.

La prevenzione dei rischi professionali è un obbligo fondamentale per il datore di lavoro. Ciò include la valutazione dei rischi, l’adozione di misure preventive e la formazione dei lavoratori. In materia di salute sul lavoro, il datore di lavoro è sottoposto a un obbligo di mezzi, cioè deve fare del suo meglio per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori. Deve assicurarsi che i luoghi di lavoro scelti per il telelavoro rispettino i requisiti minimi in vigore in materia di condizioni di lavoro sicure, come stabilito dalla legge sulla salute e sicurezza sul lavoro. Nel telelavoro, il datore di lavoro deve assicurarsi che la postazione di lavoro a domicilio sia ergonomica e che il lavoratore goda degli stessi diritti in materia di salute e sicurezza che sul posto di lavoro.
Il telelavoro, pur essendo flessibile, necessita di un quadro chiaro per evitare abusi. Un accordo collettivo o una carta devono definire le modalità di attuazione, le attrezzature fornite e le condizioni di rientro sul posto. Il diritto alla disconnessione è anche cruciale per proteggere la vita privata dei lavoratori.

I documenti obbligatori includono in particolare la busta paga, che il datore di lavoro deve conservare per cinque anni. Oltre alla busta paga, sono essenziali altri documenti, come il registro unico del personale, i contratti di lavoro e i documenti relativi alla salute e alla sicurezza. Questi documenti devono essere conservati e aggiornati regolarmente per garantire la conformità agli obblighi legali.

La risoluzione del contratto di lavoro può essere analizzata alla luce dell’articolo 1226 del Codice Civile e dell’atto di risoluzione del contratto da parte del lavoratore. La giurisprudenza della Corte di Cassazione è anche rilevante in questo ambito. La risoluzione può avvenire in diverse forme: dimissioni, licenziamento, risoluzione consensuale o atto di risoluzione. Ogni modalità di risoluzione ha proprie procedure e conseguenze. Ad esempio, un licenziamento per motivo personale deve essere giustificato da una causa reale e seria e seguire una procedura rigorosa. L’atto di risoluzione, d’altra parte, consente al lavoratore di risolvere il contratto per gravi inadempimenti del datore di lavoro, ma deve essere convalidato dal giudice.

Il diritto della proprietà intellettuale

Il diritto della proprietà intellettuale è un ambito giuridico vasto e complesso che comprende diverse branche distinte, ognuna con le proprie regole e principi.

  1. Diritto d’autore Il diritto d’autore in Francia è regolato dal Codice della proprietà intellettuale (CPI). L’articolo L.111-1 del CPI stabilisce che l’autore di un’opera dell’ingegno goda, di diritto, della proprietà immateriale esclusiva sull’opera, a condizione che sia originale, e che comprenda attributi di ordine intellettuale, morale e patrimoniale. L’originalità dell’opera, che spetta a chi invoca la protezione dimostrare, deve derivare da un lavoro libero e creativo, con scelte arbitrarie che rivelano la personalità dell’autore. La giurisprudenza ha precisato che l’originalità si valuta in modo globale, in modo che la combinazione degli elementi che la caratterizzano, a causa della loro disposizione particolare, conferisca un aspetto distintivo che dimostra l’impegno creativo e l’impronta estetica dell’autore (Cass. com., 1 luglio 2008, ricorso n°07-13.952). Questa protezione si estende anche alle opere di disegno, pittura, architettura, scultura, incisione, litografia, nonché alle opere grafiche e tipografiche (articolo L.112-2 del CPI).

I diritti d’autore in diritto francese si dividono in due categorie principali: i diritti patrimoniali e i diritti morali.

I diritti patrimoniali consentono all’autore di autorizzare i diversi modi di utilizzo della sua opera e di percepire una remunerazione in cambio. Questi diritti comprendono in particolare il diritto di riproduzione, il diritto di rappresentazione, il diritto di distribuzione e il diritto di seguito. Questi diritti sono cedibili, gratuitamente o a pagamento, e possono essere concessi. Durano per 70 anni dopo la morte dell’autore, dopodiché l’opera entra nel dominio pubblico, salvo che vengano rispettati i diritti morali dell’autore.

I diritti morali, invece, mirano a proteggere la personalità dell’autore espressa attraverso la sua opera. Comprendono quattro principali prerogative:

  1. Il diritto di divulgazione, che consente all’autore di decidere della comunicazione della sua opera al pubblico.
  2. Il diritto alla paternità, che consente all’autore di esigere l’apposizione del suo nome sull’opera o di scegliere l’anonimato.
  3. Il diritto al rispetto dell’opera, che consente all’autore di opporsi a modifiche o utilizzi non conformi alla destinazione originaria dell’opera.
  4. Il diritto di ritiro o pentimento, che consente all’autore di cessare la diffusione dell’opera o di modificarla successivamente.

I diritti morali sono perpetui, inalienabili e imprescrittibili, e possono essere trasmessi solo per via successoria agli eredi legali dell’autore.

  1. Disegni e modelli

Il diritto dei disegni e modelli è regolato dal CPI e dal Regolamento sui disegni e modelli comunitari (RDMC). Le condizioni positive di protezione sono completate da tre esclusioni specifiche, che riguardano la non visibilità dei disegni o modelli applicati a pezzi di prodotti complessi (RDMC, art. 4(2)), i disegni o modelli imposti dalla loro funzione tecnica e i disegni o modelli di interconnessione (RDMC, art. 8), nonché quelli contrari all’ordine pubblico o alle buone costumanze (RDMC, art. 9). In diritto comparato, esiste anche una protezione cumulativa in Cina, dove il disegno e modello può essere protetto sia dal diritto d’autore che dal diritto dei brevetti (Interlego AG vs. Coko Toy Co. Ltd, dicembre 2012, Tribunale Popolare.

L’applicazione del diritto all’intelligenza artificiale

La questione della titolarità delle opere generate da sistemi di IA è complessa. Secondo l’articolo L. 112-2 del Codice della proprietà intellettuale, solo l’utilizzatore di un sistema di IA che dimostri effettivamente l’originalità della sua opera, avendo dato le indicazioni necessarie, potrebbe essere qualificato come autore. Questo approccio è simile a quello adottato per le fotografie, dove l’originalità della fotografia è attribuita al fotografo che ha apportato uno sforzo intellettuale proprio e personalizzato.

Tuttavia, esiste un dibattito sulla natura dei diritti applicabili ai contenuti generati da IA. Alcuni sostengono che queste creazioni debbano entrare nel dominio pubblico, mentre altri ritengono che le persone che hanno compiuto scelte creative, che siano i progettisti o gli utenti, possano rivendicare diritti esclusivi su tali contenuti.

L’eccezione per l’analisi automatizzata di testi e dati, prevista dalla direttiva 2019/790, consente l’uso di dati protetti per addestrare i sistemi di IA, a determinate condizioni. Questa eccezione è subordinata all’ottenimento lecito dei dati e all’assenza di opposizione da parte del titolare dei diritti. Questa disposizione è cruciale per lo sviluppo dei sistemi di IA, in quanto consente l’accesso a dati essenziali per l’addestramento degli algoritmi.

La definizione dei sistemi di IA secondo il regolamento europeo include i sistemi progettati per funzionare con diversi livelli di autonomia e generare risultati che influenzano ambienti fisici o virtuali. Questa definizione è abbastanza ampia da includere sistemi auto-apprendenti, sistemi logici e sistemi statistici.

Infine, la questione della brevettabilità delle invenzioni create da IA è altrettanto rilevante. L’Ufficio europeo dei brevetti ha respinto la domanda di brevetto per un sistema denominato “DABUS” con la motivazione che le intelligenze artificiali non possiedono personalità giuridica. Tuttavia, l’OEB distingue tre categorie di invenzioni legate all’IA, il che dimostra la complessità di questa questione.

Le procedure collettive: risanamento e liquidazione giudiziali

Le procedure di risanamento e di liquidazione giudiziale sono regolate dal Codice di commercio. L’articolo L. 640-1 del Codice di commercio definisce le condizioni di apertura della liquidazione giudiziale, che può essere pronunciata immediatamente quando il risanamento del debitore è manifestamente impossibile. La sentenza di liquidazione giudiziale fissa il termine entro il quale dovrà essere esaminata la chiusura e nomina un curatore e un giudice commissario.

La dichiarazione dei crediti è un elemento cruciale in queste procedure (da effettuare entro 2 mesi dalla pubblicazione della sentenza). Permette ai creditori di far valere i propri diritti nell’ambito della procedura collettiva. L’articolo L. 626-27, III del Codice di commercio consente ai creditori di dichiarare i propri crediti, e tale dichiarazione è essenziale per partecipare alle distribuzioni in caso di liquidazione giudiziale.

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